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Bufera in Apt: “Ho usato il tuo nome per avere rimborsi, aiutami a coprire questa cosa”

By 9 Agosto 2016 One Comment

spiaggia_levanteUn’esclusiva che scotta quella pubblicata questa mattina sulle pagine del Corriere della Sera di Bologna. Il caso interessa direttamente Cesenatico. Nell’occhio del ciclone le cene, i pranzi e i soggiorni pagati con soldi pubblici da Apt.

Tutto nasce lo scorso 26 luglio quando il M5S ha presentato un’interpellanza in Regione sollevando “dubbi etici e morali” sulle attività di Apt, l’azienda di promozione turistica della Regione (51% delle quote) e Unioncamere (49%). Sotto la lente d’ingrandimento dei 5 Stelle gli elenchi di giornalisti invitati a pranzi, cene e soggiorni pagati da Apt alla stampa italiana e estera. I grillini hanno “minacciato” di portare gli elenchi alla Corte dei Conti, mentre il presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti Enzo Iacopino ha avvertito i colleghi: “Ospitalità o corruzione, farsi pagare i conti per scrivere sulla Riviera può costare un procedimento disciplinare”.

Nella lista di Apt ci sono soggiorni al Grand Hotel di Rimini, soggiorni a Cesenatico, pranzi in alcuni ristoranti di Cesenatico. Tutto pagato da Apt. A curare i rapporti con i giornalisti c’è Fabio Grassi, ufficio stampa dell’azienda dal 1998. Ma a volte qualcosa non va, così in alcune occasioni Grassi ha inserito nelle note spese il nome di giornalisti che non sono mai andati a pranzo con lui. E’ successo alla giornalista Anna Budini e ad altri colleghi, il cui nome appare nella lista per due pranzi a Cesenatico: il 16 febbraio 2015 (conto 182 euro) e l’8 aprile 2015 (conto 105 euro). Ma Anna Budini a quei pranzi non è mai andata e nemmeno è stata invitata.

Dopo che il caso è stato sollevato dal M5S, Fabio Grassi il 29 luglio convoca Anna Budini e gli altri colleghi, spiegando l’inghippo. Secondo la versione dell’ufficio stampa a quei pranzi ci sarebbero stati Dario e Jacopo Fo e l’editore Roberto Mugavero di Minerva Edizioni. Grassi sapeva che Apt non gli avrebbe passato i rimborsi di quei pranzi, così per farsi approvare la nota spese ha inserito nei giustificativi i nomi dei cronisti.

Ecco qualche stralcio delle parole di Fabio Grassi all’incontro con i giornalisti “prestanome”.

“Stiamo esaminando le criticità dei nostri budget, in una di queste, soprattutto nel 2015, ho usato il tuo nome, e di questo mi scuso. Parliamo di due casi: il primo alla friggitoria Da Ciro e il secondo all’Angolo Divino, spendendo rispettivamente 90 e 120 euro (esattamente, dalla lista ufficiale compilata da Apt, si tratta di due pranzi: uno del 16 febbraio 2015 con oggetto “Via Emilia/Expo” e l’altro datato 8 aprile 2015 con oggetto “Pasqua/mare/costa”, ndr). Sono andato con l’editore Mugavero, con Dario e Jacopo Fo, cene che io non potevo giustificare perché non mi passano queste pierre qui. Per questo ho usato il tuo nome. Di questo mi scuso oggi perché non immaginavo che venisse fuori tutta questa cosa qui. Non pensavo che fosse così scandaloso. Allora vengo da te per dirti: mi dispiace, ho usato il tuo nome, ma l’ho fatto in buona fede per nascondere il fatto che altrimenti non mi avrebbero rimborsato la cena con Dario, Jacopo, la segretaria e l’editore. Si tratta di due bugie mie e te lo vengo a dire. L’ho fatto per coprire una cosa che non mi avrebbero mai rimborsato ma che, sul piano delle pierre, mi serviva”.

Poi alla richiesta della giornalista Anna Budini di scrivere e inviare una lettera indirizzata all’ordine dei giornalisti nella quale Grassi confessa di aver contraffatto la lista dei rimborsi, la risposta di Grassi. “Così metti in difficoltà me – è la sua risposta – Non succederà nulla riguardo al tuo nome perché sono altre le criticità. Il fatto che sei venuta a mangiare con me non penso sia un problema grosso a fronte di 450mila euro di spesa complessiva. Questa cosa qui non pensavo fosse così preoccupante. Guarda – dice tra il serio e il faceto – se ti succede qualcosa mi impegnerò per farti fare il presidente della Rai”.

“Ti ho portato due bottiglie. Ti ho usato. Cosa devo fare? Non posso andare a correggere una cosa dello scorso anno, assolutamente. Ma tu sai quante volte in Emilia Romagna ospitiamo giornalisti per la Notte Rosa? Tutte queste cose qui non sono regali, ma pierre che facciamo per i giornalisti. Siccome, due anni prima, avevo già presentato una fattura da 60 euro per una cena sempre con Dario Fo e il mio direttore mi disse ‘Dario Fo no’, allora lo scorso anno ho usato te. Insomma puoi sostenere questa tesi che siamo andati a mangiare insieme per parlare dei problemi di Cesenatico? Perchè se ti chiama un giudice supremo della Corte e ti chiede questa cosa tu gli dici no, non c’ero? Che cosa ti costa?”.

One Comment

  • Giovanna ha detto:

    E pagare di tasca propria come i comuni mortali é una alternativa non praticabile? Per 90 e 120 euro si mette nei guai un’altra persona? Mah……

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