Multe troppo salate e addirittura una somma da pagare per smaltire il pescato sotto misura che fino a prima della contestata legge 154 veniva semplicemente rigettato in mare. Se a questo si sommano i due anni di attesa per avere dal Governo i rimborsi del fermo pesca, ecco che le marinerie italiane sono di nuovo scese in piazza a protestare.
Così dopo la manifestazione dello scorso 17 febbraio (clicca qui per leggere l’articolo) la categoria “in via di estinzione”, come scrivono i marittimi esasperati sugli striscioni, è scesa ancora una volta in piazza a Roma, capeggiata dall’Associazione Marinerie d’Italia e d’Europa. La protesta è andata in scena martedì 28 febbraio in piazza Montecitorio a Roma dove a seguito di alcuni lanci di petardi e bombe carta due manifestanti sono rimasti feriti. Lo sciopero continua per tutta la settimana e per giovedì 2 marzo si sta organizzando una nuova manifestazione in piazza Venezia a Roma. La richiesta è quella di abrogare la legge 154 o perlomeno rivedere il quadro sanzionatorio imposto dall’Europa.
Al momento sembra che i pescatori abbiano strappato un accordo secondo il quale entro maggio la legge verrà rivista e corretta. Un accordo che però non è bastato ai pescatori-manifestanti che vogliono qualcosa di più concreto e sicuro.
Anche la marineria di Cesenatico ha deciso di rimanere in banchina fino a domenica 5 marzo. L’atmosfera è molto calda, infatti sembra che alcuni pescatori abbiano deciso di scioperare – nonostante l’accordo – per una questione di opportunità e timore di ripercussioni.