“Se in questi anni i sindaci di Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini avessero ragionato di più come area vasta, oggi si sarebbe potuta contrastare con maggiore efficacia la visione ‘Bologna-centrica’ degli interessi regionali”. Più che una disamina è una bocciatura senza appello quella della Uil della Romagna che, nel cuore dell’emergenza epidemiologica, punta l’indice contro le politiche di sviluppo delle quattro province romagnole, denunciando un chiaro sbilanciamento (tutto a favore dell’Emilia) nella distribuzione regionale delle risorse.
In una nota congiunta – firmata dai sindacalisti Enrico Imolesi (Forlì), Marcello Borghetti (Cesena), Carlo Sama (Ravenna) e Giuseppina Morolli (Rimini) – la Uil presenta il conto di una “divisione storica” che oggi ci consegna una Romagna frammentata e, dunque, più debole.
“La Romagna – si legge nella nota – sconta nelle mancate politiche di sviluppo la storica divisione fra i sindaci dei 4 Comuni principali Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini, finendo così per perdere una strategica visione di sviluppo di area vasta, tesa a contrattare unitariamente maggiori risorse. La visione ‘Bologna-centrica’ di Governo degli interessi regionali, alla lunga presenterà un prezzo politico, oltre a rappresentare una concezione ‘miope’ dal punto di vista strategico per lo sviluppo dell’intera Regione”.
Ancora prima dell’emergenza Covid, dunque, la Uil aveva ravvisato uno squilibrio tra i due territori: “L’economia arranca nella Romagna, la meccanica, la manifattura, la chimica, la siderurgia sono in difficoltà, ma il prezzo più alto di questa pandemia lo pagherà il turismo. Il turismo, infatti, importa persone e relazioni, quelle più devastate dal Covid, occorre quindi sostenere l’industria del turismo, ossatura della Romagna”. Per questo, al Presidente della Regione Bonaccini e alla politica nel suo insieme, la Uil chiede “un’attenzione radicalmente diversa per la Romagna”.
La Uil parla di un “sistema Romagna in forte affanno” per colpa di “vistose crepe nella redistribuzione delle risorse fra le persone e fra i territori, con sofferenze sempre più marcate in Romagna”. Insomma, un chiaro j-accuse sotto gli occhi di tutti, con un’Emilia puntualmente favorita ed una “dimensione romagnola tutta da rilanciare”.