Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha convocato per domani mattina una riunione con Regioni, Anci e Upi. All’ordine del giorno le misure per il nuovo Dpcm che entrerà in vigore il 16 gennaio.
Intanto, l’Emilia Romagna sarà, per un’altra settimana, in zona arancione assieme a Veneto, Lombardia, Calabria e Sicilia. Uno scenario che, soprattutto sul fronte economico, ha generato grandi preoccupazioni. Il problema è che la situazione potrebbe ancora peggiorare e le misure diventare, dal 16 gennaio, ancora più restrittive.
Dopo l’abbassamento della soglia dell’Rt per determinare il posizionamento nelle fasce, il governo – con 20mila positivi e quasi 500 morti al giorno – sta infatti pensando di introdurre un’ulteriore stretta: se l’incidenza settimanale dei casi è superiore a 250 ogni 100mila abitanti scatterebbe in automatico la zona rossa. La proposta, avanzata dall’Istituto superiore di Sanità, è stata condivisa dal Cts e dovrà essere concordata con le Regioni.
Tra le regioni che hanno già questi parametri c’è il Veneto, mentre l’Emilia Romagna è vicinissima alla soglia fatidica dei 250 e dunque, se il trend non si arresta, potrebbe ritrovarsi nella seconda metà di gennaio in un nuovo lockdown.
Il dato dell’incidenza – secondo gli esperiti – rappresenta un parametro fondamentale e la soglia ottimale è 50 casi ogni 100mila abitanti poiché è l’unica che garantisce “il completo ripristino sull’intero territorio nazionale” del contact tracing.
Con i dati attuali, come detto, il Veneto sarebbe dunque rosso, visto che ha un’incidenza di 453,31 casi, mentre l’Emilia Romagna, con 242,44 casi, rimarrebbe di poco fuori. Ma si tratta di dati relativi alla settimana dal 28 dicembre al 3 gennaio che, secondo le stime degli esperti, andranno in peggioramento nel prossimo monitoraggio. Della modifica e del nuovo Dpcm si parlerà domani nella riunione tra governo e Regioni convocata dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia.
I governatori non nascondono la loro perplessità alle modifiche: l’automatismo, è il ragionamento, potrebbe finire per penalizzare le regioni più virtuose, quelle cioè che fanno il maggior numero di tamponi. Si arriverà ad un compromesso, ma la volontà ormai certa del governo è di stringere ulteriormente le maglie. Anche e soprattutto per evitare che un’impennata dei casi vada a compromettere la campagna di vaccinazioni.