Il 6 marzo l’ultimo post su Facebook del re del liscio Raoul Casadei, nel quale ringraziava i fan per l’energia che le molte telefonate e i messaggi di vicinanza gli hanno dato durante la degenza in ospedale: “Grazie a tutti per i messaggi, le telefonate, gli auguri… siete tantissimi! La vostra energia positiva è arrivata…. stiamo tutti meglio! Soprattutto Raoul. Ci vuole pazienza ma la risposta è buona. Il Covid è una brutta bestia, speriamo che ci abbandoni per poter tornare tutti a una vita normale. Sinceramente non abbiamo fretta di fare il tampone d’uscita, preferiamo sconfiggerlo per bene. Grazie a tutti per l’affetto e la disponibilità! Saluti dal Recinto”.

La carriera. Raoul Casadei, nato a Gatteo il 15 agosto del 1937, leader dell’orchestra più famosa d’Italia, ha fatto ballare, incontrare e innamorare generazioni di italiani. Si era appassionato alla musica a sedici anni, quando lo zio Secondo, direttore della più famosa orchestra di liscio romagnolo (fondata da lui nel 1928), gli aveva regalato una chitarra.

Alla fine degli anni ’50 i suoi primi spettacoli dell’Orchestra Casadei. Lo zio decise così di rinominare la sua formazione “Orchestra Secondo e Raoul Casadei”. L’Orchestra Casadei dagli anni ’60 diffondeva la musica da ballo romagnola in tutta l’Italia eseguendo più di 365 concerti all’anno. Nel 1971, dopo la morte dello zio Secondo, Raoul aveva preso in mano la conduzione dell’orchestra.

“Negli anni Sessanta – raccontava Casadei alla vigilia del suo 80esimo compleanno – facevo il maestro elementare. Poi ho raccolto l’eredità di mio zio e all’inizio degli anni Settanta ho avuto un successo incredibile. Da solo vendevo più dischi di tutti quelli che erano nella mia casa discografica, la Produttori Associati, che vantava gente del calibro di Fabrizio De Andrè. Facevo 300/350 concerto l’anno. Incredibile”.

Un successo giocato sulle note morbide e allegre del folk romagnolo e su una capacità innata di parlare, dal palco, con il pubblico. Il suo scopo era, infatti, far conoscere a livello mondiale il genere musicale del liscio, attraverso i valori della propria terra romagnola: la famiglia, l’amore e l’amicizia.

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Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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