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Giovedì prossimo (5 settembre) i frati appartenenti all’ordine dei Fratelli di San Francesco lasceranno definitivamente lo storico convento dei Cappuccini per ritornare a Verona, dove ha sede l’ordine di appartenenza che li ha richiamati ad altre mansioni. Tra pochi giorni Cesenatico li saluterà, ringraziandoli per tutto quello che hanno fatto e lasciato alla nostra comunità dal 2000 ad oggi. Sul tema, dopo le polemiche dei giorni scorsi, arriva anche il chiarimento del sindaco Gozzoli.

“Quando esattamente un anno fa Cesenatico ha appreso la notizia, gran parte della comunità religiosa e non solo si è attivata con una raccolta firme per mantenere un punto di riferimento così importante per la nostra comunità, ed io – scrive nella sua nota social il primo cittadino – ho chiesto ufficialmente alla Congregazione dei Fratelli di San Francesco di riconsiderare la scelta, evidenziando l’importante presenza dei frati nel centro storico di Cesenatico per unire le anime della città: una porta aperta per tutti, un aiuto, un punto di riferimento religioso, un luogo di spiritualità magnifico. La Congregazione mi ha risposto immediatamente che la scelta era irreversibile visti il calo delle vocazioni ed i soli quattro frati rimasti nel convento”.

“Allo stesso tempo – prosegue il sindaco – la Diocesi di Cesena-Sarsina ha intrapreso un percorso per non lasciare chiuso il convento. In primis, ha garantito la funzionalità della chiesa presente, pertanto le funzioni religiose vi si svolgeranno regolarmente; inoltre, ha previsto di utilizzare gli ampi spazi del convento per garantire ed ottimizzare una serie di servizi della Caritas di Cesenatico che vengono già svolti in centro storico – come la mensa amica – e altri che vengono al momento svolti nei locali dell’ex scuola di via Leone. Questi servizi sono gestiti da volontari che io non finirò mai di ringraziare, come sindaco ma soprattutto come cittadino di Cesenatico. La nostra Caritas accoglie chiunque abbia bisogno, straniero o italiano, singole persone e famiglie anche e soprattutto cesenaticensi. Lo fa servendo pasti, trovando posti letto, donando vestiti. In maniera anonima, instancabile e gratuita”.

“Il convento – scrive ancora Gozzoli – avrà bisogno di qualche piccolo lavoretto e si troverà ad avere qualche celletta inutilizzata che potrebbe essere messa a disposizione per ospitare chi ne ha bisogno. Ma lo ripeto e lo ribadisco: solo la Diocesi potrà decidere nel dettaglio quello che si farà all’interno del convento, non l’amministrazione comunale. È così che funziona. In tale contesto, mi lasciano l’amaro in bocca le polemiche, quantomeno tardive, sollevate a fine agosto. Non solo perché sono stato accusato di non aver fatto nulla per evitare il trasferimento dei frati, poi di non aver fatto nulla per evitare che un immobile non del Comune ma della Chiesa fosse utilizzato da quest’ultima per le funzioni che la Curia ritiene di svolgervi al suo interno. Ai tanti che contestano sui social, per email, messaggi, vocali, ecc… forse non è chiaro che non c’è nessuna norma in base alla quale un Sindaco potrebbe agire in questo modo. Forse c’è chi è rimasto agli editti napoleonici!”.

“Si è inoltre detto e scritto – aggiunge – che questa “dismissione” fa il paio con la chiusura della scuola Saffi e rappresenterebbe un impoverimento per il centro storico. Anche su questo vorrei tranquillizzare tutti. L’edificio che ospitava la scuola “2 agosto 1849” vede in questi mesi importanti lavori di messa in sicurezza sismica. Terminati questi interventi l’edificio tornerà ad essere vivo, con servizi e attività a favore dei residenti del centro e di tutta la cittadinanza. Ma c’è anche una ragione di sostanza che mi fa percepire come surreali alcuni contenuti di questo dibattito. Se in un convento francescano non possono accedervi i più bisognosi, chi vi dovrebbe accedere? Sono anche una persona pratica, le sole battaglie di principio non sono sufficienti ai miei concittadini e penso di aver capito dove vanno a parare certe paure, certi timori che si stanno incrementando minuto dopo minuti: i bivacchi. Presso la parrocchia di S. Giacomo da anni è attivo un servizio di mensa che, non avendo spazi a sedere, eroga solamente pasti da asporto. E questo può aver ingenerato alcune criticità in quella zona: ora che si hanno a disposizione dei posti a sedere all’interno, tutti coloro che hanno una casa possono come prima consumare a casa e chi un tetto non ce l’ha avrà un refettorio dove sedersi, senza dover cercare panchine in spazi pubblici. Infine come è noto a tanti, da anni l’amministrazione comunale nei mesi più freddi in collaborazione con Caritas avvia dei percorsi per dare un letto a chi non ce l’ha. Spesso qualcuno per non allontanarsi dalla zona del centro preferisce rimanervi all’aperto a dormire. Questo ha causato polemiche e segnalazioni a non finire per anni: ora che abbiamo la possibilità di avere qualche risposta in più per togliere persone dalla strada ci preoccupiamo di questo?”. 

“Non sono abituato a prendere niente sottogamba e non lo faremo nemmeno questa volta, collaborando con la Diocesi e con Caritas. Cercheremo di capire nel dettaglio il percorso che hanno in mente e come poter essere d’aiuto e ci sarà attenzione perché questa nuova realtà che si insedia in centro storico conviva con le varie anime presenti come sono certo che accadrà e l’amministrazione è pronta a fare la sua parte perché tutto funzioni nel migliore dei modi nell’interesse non solo del nostro centro storico ma di tutto il nostro paese. Proviamo tutti quanti a  costruire ponti tra di noi e non ad alzare muri, con il dialogo – conclude – affronteremo anche questa nuova sfida”.

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