E’ stato, per tanti anni, il “braccio destro” dell’ex sindaco Damiano Zoffoli, l’ultimo primo cittadino della storia di Cesenatico a realizzare le “grandi opere” della città. Solo per questo, Michele Fiumi avrebbe tutti i titoli per parlare di tante tematiche che riguardano questo territorio. A partire dall’alluvione.
L’occasione c’è stata giovedì scorso al Mapicò di Cesenatico, dove il candidato al consiglio regionale nella lista “Civici, con De Pascale Presidente” ha incontrato un nutrito gruppo di cittadini, fra i quali molti imprenditori, operatori balneari ed ex amministratori, tra i quali gli ex assessori Irma Rossi e Walter Rocchi, l’ex direttore Mauro Moschini di Confartigianato, il presidente della cooperativa bagnini Battistoni e altri volti noti.
Davanti ad una platea con tanti “amici e conoscenti”, Fiumi – sollecitato da diversi cittadini – ha ricordato gli anni trascorsi con il sindaco Damiano Zoffoli, quando – 20 anni fa – Cesenatico dovette affrontare per la prima volta i problemi degli allagamenti: “Furono momenti duri – ha ricordato – perchè tra gli anni ’90 e l’inizio dei Duemila, Cesenatico andò più volte sott’acqua. La risposta del Comune e della Regione Emilia Romagna fu all’altezza, tant’è che vennero realizzate le Porte Vinciane con l’ingegnere Binini, i Giardini al Mare ad un metro sopra il livello del mare, il parcheggio della rocca, viale Roma, la sezione a terra del Museo della Marineria, la riqualificazione del porto canale e altre opere vitali per la città, con 130 milioni investiti in 5 anni”.
Perchè oggi si opera con una visione meno ambiziosa? Secondo Fiumi, il problema numero uno è la burocrazia: “Non è possibile aspettare dei mesi per un bando che ci consenta di fare dei lavori per rimuovere i tronchi che ostruiscono il deflusso dei fiumi o di alzare gli argini dove è necessario. C’è solo una persona che può cambiare le cose ed è il generale Figliuolo, perchè lui ha il potere di fare quei “Piani speciali” che sono previsti nell’emergenza”.
E il ruolo della Regione? “E’ molto importante perché – ha concluso Fiumi – l’Italia è a rischio e fra le regioni l’Emilia-Romagna è tra quelle più a rischio e dove si deve maggiormente intervenire. Per questo motivo il problema va posto come priorità all’ordine del giorno di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, perchè dobbiamo essere uniti e pronti a chiedere tante risorse in Europa, perchè non bastano i 2,5 miliardi del Governo”.