In Emilia-Romagna si rileva “un progressivo radicamento delle attività mafiose nell’economia legale, in particolare nei settori edilizio e commerciale, accompagnato dalla formazione di un’area ‘grigia’ composta da professionisti e imprenditori. Questi ultimi intrattengono relazioni strettamente intrecciate con i gruppi criminali, consentendo loro di sfruttare le molteplici opportunità e risorse offerte dal territorio, come appalti, concessioni, acquisizioni di immobili o aziende”.

A lanciare l’allarme sono il procuratore generale di Bologna Paolo Fortuna e l’avvocato generale Ciro Cascone, nella relazione illustrata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nell’aula Bachelet della Corte di appello di Bologna, per delineare la presenza della criminalità organizzata nella regione.

Un intervento che risuona “familiare” in questi giorni in Riviera e a Cesenatico, dopo la sentenza del processo Radici.

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I magistrati hanno evidenziato il ruolo di ‘testa di ponte’ svolto da numerosi individui di origine meridionale, immigrati da tempo in Emilia-Romagna. Questi, pur mantenendo stretti legami con le loro terre d’origine, si sono progressivamente affermati come punti di riferimento per le attività criminali nella regione.

Tra i settori economici, l’edilizia è emersa come quello maggiormente vulnerabile.

“Anche l’applicazione della normativa commissariale emergenziale per la ricostruzione post-sisma e, più recentemente, post-alluvione, ha suscitato significativi interessi da parte della criminalità organizzata.”
Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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