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Quando lo scorso 14 gennaio, all’indomani del compleanno del Pirata, il sindaco Matteo Gozzoli annunciò urbi et orbi di aver inoltrato la richiesta per intitolare ufficialmente piazza Guglielmo Marconi a Marco Pantani, si aspettava che quell’omaggio postumo venisse accolto da un plebiscito di consensi.
E, invece, benché al centro della piazza sia già stata collocata la “Statua del ciclista” (per 10 anni ignota, come prescrive la legge, ma chiaramente ispirata a Pantani), qualcuno ha sollevato qualche dubbio sull’opportunità di quella scelta.

Normale cicaleccio di paese, dirà qualcuno. E invece la questione è meno banale del previsto perché nel novero dei “dubbiosi” figura, guarda un po’, anche mamma Tonina.
“Anche se abbiamo dovuto aspettare 15 anni per questa intitolazione – spiega la signora Belletti – pare che, a settembre, piazza Marconi verrà intitolata a Marco.

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E’ un riconoscimento che, come famiglia, non può non farci piacere, tuttavia – mettendomi nei panni dei discendenti della famiglia Marconi – non posso fare a meno di esprimere tutta la mia perplessità per questa decisione che, se da una parte, rende omaggio a mio figlio, dall’altra sottrae quello stesso omaggio ad una grande personalità della nostra storia e della nostra città. Non capisco perché, per rendere onore a Marco, si debba fare un torto ad altri…”.
La questione è spinosa perché, dopo quindici anni dalla scomparsa, Cesenatico ragiona più di testa che di pancia. E benché l’omaggio a Pantani venga considerato “doveroso”, il “torto” a Marconi non sembra più essere un passaggio indolore.

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