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Dopo l’acceso dibattito sul cartello della “spesa in silenzio”, la Coop di Cesenatico torna a far parlare di sé per il caso della “moka negata”.

Il caffè, si sa, per molti non è un semplice capriccio, ma una necessità, al pari del tabacco o del cioccolato. Per questo motivo, anche a Cesenatico, i negozi specializzati nella vendita di cialde, capsule e caffè macinato hanno potuto continuare regolarmente la loro attività.

Ma per fare il caffè, a volte, serve la moka. E allora se la caffettiera si rompe occorre sostituirla. Sembra tutto ovvio e scontato e, invece, così non è.

L’ha scoperto, suo malgrado, una signora di Cesenatico che, sabato scorso, alla Coop di via Saffi, si è vista negare la vendita di una tradizionale moka Bialetti poiché l’articolo – ha spiegato la cassiera – “non è considerato essenziale”. Eppure la caffettiera era esposta sugli scaffali, dunque nulla lasciava presagire quel veto. Malgrado le insistenze della donna, al supermercato non hanno voluto sentire ragioni: “La legge è chiara e non possiamo fare eccezioni”.

Sul piano formale, in effetti, la Coop non sbaglia del tutto, ma il rigore draconiano con cui vengono applicate certe norme desta qualche perplessità. Anche perché in altri supermercati si chiude un occhio e non sono certo questi strappi alla regola che peggiorano i numeri della pandemia.

Le norme le conosciamo più o meno tutti, ma sarebbe da ingenui pensare che, in questo mese, nelle tabaccherie di Cesenatico abbiano venduto solo sigarette, così come tutti sappiamo che, ancora prima della riapertura delle cartolerie, all’Iper o nelle edicole era già possibile acquistare quaderni e pennarelli. Deroghe da furbetti? No, per una volta sono un pizzico di sano buon senso.

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