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E’ il dilemma del day-after: che cosa si intende per “congiunto”? Partiamo, noblesse obblige, dalla Treccani: “Dicasi congiunto colui che è legato ad altri da un vincolo di parentela”. Sembra facile. E invece, per l’ennesima volta, serviranno le Faq del Ministero per arrivare ad un’interpretazione univoca della norma.

Da una prima interpretazione del Dpcm in vigore dal prossimo 4 maggio, per “congiunti” non si intendono infatti solo i “parenti e il coniuge”, ma anche fidanzati e affetti stabili.

Lo ha chiarito la ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli a ‘La vita in diretta’. “I congiunti – ha precisato – sono le persone con le quali si intrattengono rapporti affettivi stabili, compresi i fidanzati”.

E a rafforzare ulteriormente questa interpretazione è stato ieri sera il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: “I congiunti? Sono anche i fidanzati – ha detto a “Sono le Venti” ospite di Peter Gomez -. Sono chiaramente i familiari e ci sono anche i fidanzati all’interno. Chiaramente i congiunti così chiamati sono tutte le persone a cui vogliamo bene”.

Ma se per “congiunti” intendiamo “affetti stabili”, è probabile che in questa macro-categoria rientrino anche le amanti, ovvero persone per le quali, seppur in un regime di clandestinità, si prova dell’affetto. Sembra pensarla così la senatrice del Pd, Monica Cirinnà, secondo cui “esistono relazioni significative che vanno al di là dei legami giuridici e di sangue, e relazioni che attraversano i confini delle Regioni: penso innanzitutto alla situazione di alcune famiglie separate, alla condizione delle coppie non conviventi o delle famiglie arcobaleno non riconosciute, ma anche ai tanti legami di affetto tra persone sole, che vengono ignorati dal decreto”.

Sicuramente il termine “congiunto” non è piaciuto all’Arcigay: “Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di ‘congiunti’, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta –  secondo Gabriele Piazzoni, segretario generale del movimento – un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”. Le disposizioni “ci lasciano sconcertati” aggiunge Arcigay, che rivendica “con forza e senza disponibilità ad alcuna trattativa sul tema, una definizione di famiglia plurale e sociale, che sia in grado di includere tutte le formazioni elettive che costituiscono la rete di sostegno reale di tutte le persone, in primis quelle lgbti”.

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