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Ci si aspettava un bazooka e, invece, per combattere la crisi delle imprese turistiche, il Governo – per l’ennesima volta – ha usato la cerbottana.

Subito un dato per capire di cosa stiamo parlando. La prossima manovra sarà di 55 miliardi. E di questa somma alla voce “turismo” – che vale il 15% dell’intero Pil nazionale – andranno appena 130 milioni, ovvero lo 0,3%.

Ma anche le misure che saranno varate avranno un effetto placebo sul comparto. Partiamo dal famigerato “bonus vacanze” per le famiglie, precisando subito che le sue modalità di utilizzo – per quanto abbondantemente dibattute sulla stampa – non sono ancora state ufficializzate.

In ogni caso, anche se è il turismo balneare quello più a rischio (se non altro perché doveva già essere partito), il credito – è già stato annunciato – sarà valido solo dal 1° luglio fino al 31 dicembre 2020. Insomma, a beneficiarne saranno le città d’arte, le località sciistiche e solo marginalmente le imprese turistiche romagnole.

Inoltre, l’utilizzo del vaucher – che varrà solo per soggiorni da mimino tre notti – ha notevoli limitazioni. Si tratta – va detto – di un credito (ovvero di una detrazione fiscale per il periodo d’imposta 2020) in favore dei nuclei familiari con un reddito Isee non superiore a 35.000 e servirà a pagare le vacanze nelle strutture turistico ricettive italiane. Il credito, però, è utilizzabile da un solo componente per nucleo familiare nella misura di 500 euro per ogni nucleo. La misura del credito è di 300 euro per i nuclei familiari composti da due persone e di 150 euro per i single.

Inoltre, il bonus – salvo nuovi cambi di rotta – sarà spendibile per un 50% come sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dai fornitori presso i quali la spesa è stata sostenuta e per l’altro 50% come detrazione di imposta in sede di dichiarazione dei redditi (nei giorni scorsi, invece, si era parlato di uno sconto effettivo sul listino del 90%). In pratica, come anticipa oggi Il Sole 24Ore, il 50% dovrà anticiparlo l’albergatore (che sarà poi rimborsato dallo Stato…) e l’altro 50% varrà come esenzione d’imposta (massimo 250 euro) per un componente del nucleo.

Certo, meglio che niente, ma la misura non tiene conto delle modalità tariffarie spesso applicate in Riviera che prevedono, ad esempio, già robuste scontistiche per l’occupante del quarto letto e, a volte, la gratuità per il quinto. Insomma, il bonus farà risparmiare qualcosa ma, alla fine, potrebbe indurre qualche operatore turistico a rivedere le sue abituali tariffe promozionali.

Inoltre, per sostenere il settore il Governo ha deciso di stanziare tre fondi dedicati con una dotazione complessiva di 130 milioni per l’anno 2020: uno da 50 milioni finalizzato alla sottoscrizione di quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio e fondi di investimento, in funzione di acquisto e valorizzazione di immobili destinati ad attività turistico-ricettive (una vecchia proposta già da tempo nel cassetto che, con ogni probabilità, sarebbe diventata esecutiva anche senza l’emergenza Covid). Un secondo, sempre da 50 milioni, per la concessione di contributi in favore delle imprese turistico ricettive, delle aziende termali e degli stabilimenti balneari, come concorso nelle spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro e di adeguamento degli spazi. Un terzo fondo, da 30 milioni, per la promozione del turismo in Italia.

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