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“Il Governo continua a navigare nell’incertezza, dimostrando una preoccupante mancanza di coerenza e sensibilità verso un settore importante per l’economia della nostra Regione, quello degli stabilimenti balneari. Dopo aver promesso che avrebbe escluso il comparto balneare dall’applicazione della Direttiva Bolkestein, ha emanato un decreto che va in direzione opposta, generando confusione e preoccupazione tra gli operatori e mettendo a rischio la sopravvivenza di migliaia di piccole e medie imprese,” ha dichiarato con fermezza il Consigliere regionale Massimo Bulbi che ha depositato un’interrogazione a risposta scritta in Regione sull’argomento.

“Il recente decreto del Consiglio dei ministri, che prevede una proroga delle concessioni balneari fino a settembre 2027, stabilisce che le gare per l’assegnazione delle concessioni dovranno essere bandite entro giugno dello stesso anno. Questa decisione ha suscitato forti reazioni da parte delle istituzioni locali e degli operatori del settore, che si erano fidati delle promesse del Governo in merito all’esclusione del comparto dall’applicazione della Direttiva Bolkestein.  “Ci troviamo di fronte a un vero e proprio tradimento delle aspettative degli imprenditori del settore balneare, che avevano riposto fiducia nelle dichiarazioni degli esponenti dell’attuale Governo,” ha sottolineato Bulbi. “Le promesse erano chiare: non ci sarebbero state gare, e il settore sarebbe stato tutelato. Invece, ora siamo davanti a un provvedimento che le impone, gettando migliaia di famiglie e piccole imprese in un futuro incerto.”

Le concessioni, prorogate fino al 2027, non offrono però indicazioni chiare sugli investimenti necessari, bloccando di fatto ogni possibile innovazione e miglioramento delle strutture balneari. “Questo vuoto normativo scoraggia gli investimenti e rischia di compromettere la qualità dei servizi offerti ai cittadini, rendendo gli stabilimenti obsoleti e inadatti a soddisfare le moderne esigenze turistiche,” ha aggiunto il Consigliere.

Tra i punti critici sollevati dal Consigliere Bulbi vi è anche l’incertezza legata agli indennizzi per gli attuali concessionari. Il calcolo degli indennizzi è infatti rinviato a un decreto attuativo previsto entro marzo 2025, aggiungendo ulteriore confusione e incertezza. “Il ritardo nella definizione degli indennizzi e l’incertezza normativa stanno creando un clima di sfiducia totale nel settore. Il rischio è che questo decreto favorisca solo i grandi capitali e penalizzi le piccole e medie imprese, molte delle quali a conduzione familiare, che hanno fatto la storia del turismo balneare in Italia.”

Il Consigliere Bulbi ha inoltre evidenziato come il provvedimento scarichi eccessive responsabilità sugli enti locali, i quali dovranno decidere autonomamente se applicare o meno la proroga fino al 2027 e gestire le demolizioni delle strutture esistenti. “La discrezionalità concessa ai sindaci creerà una disparità di trattamento tra i vari territori, con il rischio di generare una valanga di contenziosi legali, aggravando ulteriormente la situazione.”

Di fronte a questa situazione, la Regione Emilia-Romagna, con in prima linea l’Assessore Corsini, si è già attivata per cercare di salvaguardare il settore. “Da tempo abbiamo avviato un dialogo con i sindaci, le associazioni di categoria e i sindacati per presentare al Governo proposte concrete e migliorative, al fine di tutelare le nostre imprese locali e garantire stabilità al settore balneare,” ha dichiarato Bulbi. “È essenziale che il Governo prenda in considerazione queste proposte per evitare che le nostre piccole imprese vengano travolte da un sistema di gare iniquo che favorirebbe solo i grandi gruppi economici.” Facendo notare: “Questo decreto, così come strutturato, non fa altro che aumentare l’incertezza e il rischio per circa 1.500 imprese balneari nella nostra regione. È necessario un intervento immediato per rivedere le norme, garantendo equità nelle gare e tutela per chi, con fatica e dedizione, ha investito in questo settore. Se il Governo non ascolta le istanze delle imprese locali e delle associazioni di categoria, rischiamo di assistere alla fine di un modello economico, nato nella nostra riviera adriatica, che ha reso grande il turismo in Italia.”

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