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E’ la nuova insidia del post-alluvione. Gli alberi, indeboliti dalle piogge, sono diventati una spada di Damocle sulla testa di molte attività, soprattutto sul lungomare dove i pini secolari sono, in molti casi, pericolosamente inclinati.

Sino ad oggi, grazie all’aiuto della sorte, non si sono registrati danni alle persone ed anche le lesioni agli edifici sono state, tutto sommato, piuttosto modeste.

Dopo l’ennesimo cedimento sul lungomare, l’ex sindaco Buda ha chiesto la sostituzione di tutte le alberature potenzialmente pericolose, ma il pino è un albero identitario sulla riviera, e dunque sostituirlo con altre alberature modificherebbe in maniera sostanziale la coreografia del nostro lungomare. 

I danni ingenti provocati da queste piante, però, cominciano a convincere anche i più diffidenti perché le loro radici superficiali danneggiano continuamente marciapiedi, strade e muretti, con conseguenti disagi, problemi di decoro urbano e costi altissimi per riparazioni che non saranno mai definitive. E allora che fare: iniziare a sostituirli o preservare la tradizione?

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