Ciò che in Toscana è già legge, il tema del suicidio assistito in Emilia Romagna è ancora questione da discutere.
Esiste, infatti, una delibera ad hoc che disciplina l’iter del suicidio assistito in 42 giorni ma la legge di iniziativa popolare non è mai stata discussa.
Queste ultime, come prevede lo Statuto della Regione, fa sì che una volta iscritte nel registro regionale con un numero, debbano entro sei mesi entrare nell’ordine del giorno ed essere discusse entro lo stesso anno.

Nel frattempo si evidenziano due ricorsi pendenti a Tar sulla delibera regionale che dà applicazione alla sentenza 242 del 2019 della corte Costituzionale. Uno è della consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini e l’altro del governo ma che oggi è validissima, considerato che già tre persone hanno potuto avviare l’iter per il fine vita.
La richiesta del suicidio assistito è arrivata al Corec, il Comitato regionale etico: sono in totale tre i pazienti oncologici che ne hanno fatto richiesta ma solo uno è giunto al termine in quanto uno è deceduto durante l’iter e il secondo ha deciso di rinunciare.
E’ opportuno, in conclusione, arrivare ad avere una legge che sia la medesima per tutti e non essere frammentati all’interno dello stesso Stivale. Castaldini infatti dichiara :”Dove ogni Regione fa un passo avanti, spero di cuore di avere risposte rispetto al ricorso pendente al Tar sulla delibera regionale. Serve una risposta nel merito”.
In attesa della conclusione del nuovo iter sulla legge Cappato, quello che è certo è che in Emilia Romagna il suicidio assistito è un diritto garantito a fronte dei requisiti prescritti dall’Alta Corte: paziente pienamente capace di intendere e volere, affetto da patologia irreversibile dalla quale provengono gravi sofferenze fisiche e psichiche, essere mantenuto in vita grazie a trattamenti di sostegno vitale.